Blu Civita

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Lasciata la statale all’altezza di Trivento, provincia di Campobasso, inizia la salita per Civitacampomarano. Gli spazi si aprono e il paesaggio si profila di colline, le verdi sfumature interrotte da sprazzi gialli: ginestre e fieno ci indicano che l’estate è arrivata.Percorrere chilometri e chilometri senza incontrare persone crea un senso di straniamento ma lascia spazio alla natura.

Paesaggio Ph. Alessandro Tricarico

Poi si arriva a Civita: ospitalità, calore e colore. Attraversando il borgo dalla parte vecchia, da piedi, si incontrano case franate. Civita si staglia su uno sperone di arenaria che a nord affonda nella “Cavatella” scavata dal fiume Mordente, il fiume “che morde”, che erode la roccia e che provoca frane e i cedimenti strutturali, specie nella parte antica del borgo. È inevitabile, è la condizione esistenziale per eccellenza, non siamo forse tutti in transito, di passaggio? Noi tutti trasportati dagli eventi nonostante le radici che ci ancorano al suolo, a un territorio, alla storia, come nelle opere di David De La Mano disseminate in paese, realizzate nella prima edizione del festival.

Durante il festival i ragazzi delle scuole residenti a Civita organizzano per i visitatori tour guidati dei murales realizzati. Qui sono davanti al muro Gli Esuli di David De La Mano, 2016. Ph. Alessandro Tricarico.

Il passato si sgretola si scolora ma allo stesso tempo riaffiora come il “blu di Civita”. Sembra infatti che negli anni Cinquanta si potesse acquistare in paese un solo pigmento, il blu. Chi ripuliva le pareti di casa le pittava di quel colore e per far sapere a tutti che lì era stato ridipinto colorava l’intradosso e l’architrave della porta di blu. Poi sono arrivati gli altri colori e spesso il blu è stato ricoperto, ma con il tempo riemerge e a ben vedere colpisce l’occhio.

Una delle porte di Civita che conserva ancora il blu anni Cinquanta che contorna l’entrata. Ph. Alessandro Tricarico.

 

 

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