Jan Vormann – Cvtà Street Fest 2020
A Civita c’è un nuovo muro pieno di scritte realizzate dagli abitanti. L’esperienza del lockdown ha ispirato a Jan Vormann un’opera che affermasse la libertà di espressione dopo tanto isolamento e privazione sociale. Le scritte sui muri sono i giornali di strada e danno voce a punti di vista non ufficiali, ma non per questo meno presenti e sentiti.
Una lavagna permanente
Un muro su cui riversare sogni, desideri, moniti, idee, uno spazio libero per attestare la propria identità (So da Civt nat crsciut e pasciut), il proprio dialetto, le proprie origini.
Una valvola di sfogo della piccola comunità è diventata sia una postazione di ricarica dove trasferire pensieri sia un momento di riflessione prima di dichiarare qualcosa in cui si crede. Una ripartenza attiva che ha portato i civitesi a esprimere qualcosa di loro stessi, da tenere a mente come una lista della spesa, composta da valori e desideri.
La risposta della comunità di Civita è stata identitaria, di uguaglianza, semplice e gentile.
In Civita there is a new wall full of writings written by inhabitans. Lockdown experience has inspired to Jan Vormann an art work affirming the freedom of expression after a long isolation and social deprivation. Graffiti are the paper of the street and they often give voice to unofficial points of view, but no less present and felt.
Permanent blackboard
A wall wich people can show their dreams, wishes, warning, ideas, a free space to certify their identity (So da Civt nat crsciut e pasciut [I was born, I grow up and I spent my life in Civita]), their dialect, their own origins.
A rilief valve of a small community has become a charging station where upload their thinking and a moment to reflect before declaring something they belive in. An active restart bringing people from Civita to espress something about theirself, to keep in mind like a shopping list consist of values and desires.
Civita community reply has been about identity, equality, simple and kind.
Valeria Parisi